Un esempio pratico: "tira" al guinzaglio?

Con le premesse già esposte, e quindi con questo punto di vista di intendere il rapporto persona- Bobtail, cerchiamo di calarci nel concreto.

Per risultare credibili e quindi autorevoli agli occhi del nostro cane, innanzitutto bisogna sapersi assumere le proprie responsabilità. In questo, le nostre mani giocano un ruolo determinante, perché possono egregiamente interpretare tutto il rituale che un cane compie con la bocca e il muso, con i suoi simili. E dovremo imparare ad usare correttamente anche la voce.
Con le nostre mani e le nostre parole possiamo esprimere tenerezza, rassicurare, incoraggiare, premiare, punire forse. Non deleghiamo a qualcos'altro questo ruolo. A tutta la teoria di bocconi, bocconcini, palle e palline, giornali arrotolati, collari da addestramento e tutto il corredo ritenuto indispensabile, diamo un ruolo assolutamente secondario e poniamo invece noi stessi al centro dell'interesse del nostro Bobtail (ovviamente relativi all'addestramento).

Uno degli atteggiamenti che maggiormente sgomenta un proprietario di cane di una certa mole è il classico "tirare al guinzaglio", per cui non è inusuale vedere persone al traino di cani assolutamente sordi a qualsiasi nostra protesta.
Perché un cane tira quando è al guinzaglio? Perché non gli può interessar di meno di noi! Ha le sue cose da fare, che lui sa già molto più interessanti di quello che noi potremmo proporgli. Questa è la dimostrazione di assenza di elaborazione di un rapporto che vada oltre a quello puramente affettivo.

A questo punto - tirare al guinzaglio - qualsiasi manuale dice di munirsi di un solido guinzaglio e collare (di solito a strangolo) e di strattonare in modo deciso. Cito la frase dell'ultima lezioncina che mi è arrivata tra le mani, che sintetizza quello che normalmente ci viene proposto: "Molti cani hanno bisogno di un segnale netto: uno strattone al guinzaglio. Dopo lo strattone il padrone rimane fermo, aspettando che il cane si fermi. A questo punto si può dare un premio mostrando di apprezzare la sua passività. Riprendete a camminare, strattonate e fermatevi ogni volta che il cane tira. Il cane eviterà di tirare per evitare il disagio. Non dite nulla perché questo non è un esercizio di frasi". La logica di tutto questo è evidente: il cane non tirerà al guinzaglio semplicemente per non farsi male e noi dovremmo premiare il suo segnale di rassegnata passività. Questa è la condotta autoritaria: ti sottometto con il dolore che volontariamente ti infliggo - lo strattone -, ti tolgo qualsiasi iniziativa - fermo perchè passivo - e premio proprio la tua assenza di iniziativa. Se, nonostante questo, il cane continua a tirare, il testo continua "potete lanciare qualcosa (un giocattolo o del cibo) alle sue spalle e farglielo vedere: Il cane apprezzerà." Non ho proprio capito cosa dovrebbe apprezzare, ma non importa. Continua pure: "Il vostro cane deve desiderare di essere sottomesso e obbedirvi". Follia? Certamente si.

Affrontiamo il problema con un'altra logica. Per farlo, è sufficiente un qualsiasi guinzaglietto in fettuccia di pochi grammi (io uso quelli da esposizione, alti un centimetro, che fungono anche da collare). Normalmente, il cane è alla nostra sinistra, terremo quindi il guinzaglio con la mano sinistra chiusa rivolta verso il basso, lasciando una lunghezza di circa cm. 70, la schiena dritta, il braccio verticale, l'avambraccio piegato a circa 90°. Possiamo aiutarci tenendo la maniglia del guinzaglio con la mano destra, mano chiusa verso l'alto e avambraccio ad angolo acuto (in questo modo riuscireste a controllare anche un leone…o quasi). Quando il cane ci sopravanza, il che avviene subito, diciamo "No" e cambiamo nettamente direzione, piegando ad angolo retto o a 180°. A quel punto, il cane è semplicemente bloccato ed è naturale che ci guardi, valuti la nostra direzione, la segua e tutto contento ci sorpassi nuovamente. Impassibili, altro No e ri-cambiamo direzione. Muoviamoci rapidamente e con decisione, e la scenetta si ripeterà così altre volte in rapida successione.

In questa prima fase, gli stiamo spiegando qual è il comportamento sbagliato, cioè che sia lui a decidere in quale direzione andare. Il "No" è il nostro segnale. Non serve urlare o avere un tono di voce imperativo, anzi, consiglio un tono rilassato e normale, ma consono al significato di No (monosillabo secco).

In tutto siamo riusciti a fare veramente pochi passi, ma otterremo il nostro primo obbiettivo: attirare la sua attenzione, sconcertandolo. Il nostro cane ora non sarà più chiuso in se stesso, ma probabilmente si starà chiedendo che cosa stiamo facendo. Ecco, solo nel momento in cui il nostro Bobtail concentra la sua attenzione su di noi, possiamo iniziare ad insegnargli qualcosa. Abbiamo detto: niente scene, niente strattoni, niente ordini, niente premi, mai fermi, cane il contrario che passivo, anzi, ora estremamente attento. Tutto questo sarà durato pochi minuti. Continuiamo così, senza fermarci, perché questo è il reale punto di partenza. Vedremo che il nostro cane ora sarà portato a cercare di capire cosa stiamo facendo e dove stiamo andando, istintivamente stando al nostro fianco, magari guardandoci in faccia per cercar di capire meglio. Abbiamo ottenuto la sua attenzione, perciò continuiamo a muoverci per pochi passi (2 o 3) e a cambiare direzione, per mantenere vivo l'interesse. Ad ogni cambio di direzione, assoceremo una parola chiave che sia sempre la stessa, la più comune è "piede". Quando abbiamo la sensazione che il nostro cane inizi ad essere disponibile a capire cosa vogliamo da lui, ed anche se per un solo attimo ci sta a fianco seguendo il nostro cambio di direzione, lo premiamo/incoraggiamo con una pacchetta sulla spalla sinistra (ecco che torna utile aver afferrato il guinzaglio anche con la mano destra) e un "bravo" che accompagna il gesto, in modo da comunicargli la nostra approvazione su quanto sta facendo e gli allunghiamo il famoso "bocconcino premio", senza fermarci. Con questo, sottolineamo positivamente il comportamento corretto richiestogli: Bravo, hai capito cosa voglio da te!

E' importante il tempismo: sia il No che il "premio" devono avvenire contemporaneamente all'azione che andiamo a rinforzare. Il No corrisponde alla massima estensione del guinzaglio perché abbiamo cambiato direzione, il premio (pacchetta/bravo, bocconcino) avviene in movimento, contemporaneamente al suo stare all'altezza della nostra gamba e sottolinea il Si mentre avviene l'azione.
A questo punto, cerchiamo anche di anticipare le sue iniziative. E' garantito che nella fase iniziale, quando il nostro cane crede di aver capito che quella è la nostra direzione di marcia, ed è soddisfatto delle gratifiche ottenute, decida di sopravanzarci comunque . Bisogna essere così sensibili da intuire quel momento e precederlo, cambiando ancora direzione. Lui ci segue, bravo, pacchetta, bocconcino.

Dimenticavo una cosa importante: la "sessione di lavoro", attenta e intensa, nella fase iniziale la protraiamo al massimo per circa cinque/sette minuti. La concludiamo al momento del premio, che sarà intenzionalmente più "vistoso". E' sempre importante chiudere con un successo.

Questo metodo lo ho sperimentato e affinato con soggetti di varie razze, dal Cockerino al Pastore Tedesco, Rottweiler, Pittbull, Labrador, Malamute, Whippet, alcune razze da caccia, ovviamente Bobtail, ecc. Razze estremamente diverse quindi, selezionate per sviluppare attitudini completamente differenti e quindi con un diseguale modo di rapportarsi con l'essere umano. In comune, solo la stessa incapacità del proprietario a condurli a guinzaglio. Infatti, con il metodo su esposto, indifferentemente tutti, nel tempo di 5 minuti, facevano il classico piede con il garrese all'altezza della mia gamba e la testa sollevata a guardarmi, sotto gli occhi increduli dei rispettivi proprietari. No, non serve possedere doti taumaturgiche o essere wonderwoman. Il "trucco" è quello di sfruttare a proprio vantaggio l'istinto naturale di qualsiasi canide di prestare la massima attenzione ai segnali che provengono dagli altri membri del branco e in particolare dal capobranco. Nel caso specifico della condotta a guinzaglio, sfrutti l'effetto sorpresa: sei un perfetto sconosciuto e gli proponi qualcosa che non conosce, esprimendo, nel farlo, estrema sicurezza e decisione.

Ovviamente lo stesso giochino non funziona immediatamente con il proprietario, perché il cane è ormai abituato, magari da anni, a non prenderlo in alcuna considerazione. Ecco perché un addestramento serio non è teso ad insegnare al cane una serie di esercizi, ma piuttosto ad educare il padrone al corretto modo di rapportarsi ed interagire con il suo cane. E questo spiega perché, normalmente, si "addestra" solo il proprio primo cane e non quelli che arrivano poi. Con il primo devi imparare come si instaura una relazione, quando hai imparato, con gli altri tuoi cani inizierai da subito a comportarti correttamente e tutto risulterà naturale e spontaneo, senza più bisogno di tanta scuola o rieducazione.
In conclusione, ribadisco il concetto: nell'educazione di base, al nostro cane insegniamo a fare solo quello che lui potenzialmente sa già o è già predisposto a fare (camminare accanto a noi, sedersi, sdraiarsi, saltare un ostacolo, accorrere al nostro richiamo….), resta da decidere se vogliamo che tutto ciò lui lo faccia per paura delle nostre reazioni o perché capisce che è nel suo interesse farlo, come succede in natura. Dobbiamo decidere se il nostro cane è per noi un mezzo per sfogare su qualcuno le nostre frustrazioni (un nostro ruolo sociale succube e subalterno, sensazioni di inadeguatezza, violenze fisiche o psicologiche subite nella nostra infanzia da genitori, insegnanti, compagni e che non siamo riusciti a superare, ecc.) o se per noi è realmente un altro essere vivente, diverso da noi e la cui vita dipende da noi, che ci impegna e ci condiziona, ma che ci gratifica affettivamente e ci stimola a migliorare noi stessi perché ci costringe a riflettere, ad auto-giudicarci, a capire come i nostri comportamenti provochino comunque una reazione negli altri. Nel primo caso, consiglio caldamente di non prendersi alcun cane (consiglierei pure di non avere nemmeno bambini….), nel secondo caso, vivere con un Bobtail, definibile come un cane docile ed equilibrato, pronto ed estremamente ricettivo, può diventare un'esperienza veramente gratificante e positiva.

© 25/11/2005: se ne vieta la riproduzione anche parziale senza autorizzazione


Patrizia Fiorenzato     e-mail - Merseybeat O.E.S.